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Il Fisioterapista, seguendo la logica del metodo A.S.P. in idrokinesiterapia, può personalizzare l’intervento riabilitativo a seconda della patologia che si troverà a trattare. In base alle problematiche e agli obiettivi da raggiungere i punti sopra citati vengono rivisti alla luce del nostro paziente vascolare.

1) l’utilizzo degli ausili: il paziente con linfedema normalmente non dovrà mai affaticare troppo l’arto edematoso a causa delle possibili ripercussioni sull’edema stesso ed un suo eventuale aumento.
Le strutture sottostanti all’edema si trovano già in uno stato di forte compressione e di facile infiammabilità.
Si capisce che un lavoro muscolare troppo impegnativo rischierà di provocare risposte non desiderate perciò la logica imporrà di utilizzare l’aumento del volume del galleggiante in maniera progressiva.
Oltre all’utilizzo di galleggianti gonfiabili sarà utile l’uso di galleggianti di altro tipo, come le tavolette, che trovano la loro valenza terapeutica in altre aree quali la propriocettività.
La disposizione dell’ausilio varierà in base alla localizzazione dell’edema, in base ai gruppi muscolari che vogliamo coinvolgere maggiormente e in base alla difficoltà che l’arto edematoso troverà nel dover controllare l’ausilio.

2) Per quanto riguarda gli appoggi, ritroviamo in tutte le patologie la stessa difficoltà nel dover lasciare un appoggio fisso per passare ad uno mobile. Ciò che cambia è l’obiettivo che andiamo a ricercare. Nel nostro caso la valenza terapeutica principale è rappresentata dalla ricerca dell’equilibrio, di un corretto assetto corporeo, di un recupero dello schema del passo alterato ma più in generale dal recupero di uno schema corporeo alterato nella sua globalità.

3) La variazione dei livelli dell’acqua rappresenta uno dei punti fondamentali nell’ambito vascolare. L’effetto compressivo sull’edema sta alla base della riabilitazione di tale patologia. La nostra esperienza in riabilitazione vascolare, ci ha permesso di capire realmente l’importanza del seguire certi protocolli di lavoro. Negli ultimi studi fatti ed esposti nei congressi internazionali di linfologia emerge sempre l’importanza del bendaggio elastocompressivo ed in particolare l’importanza di effettuare esercizi motori sotto bendaggio. Si capisce da sé la valenza terapeutica di svolgere gli esercizi a livelli di acqua sempre relativamente alti. La pressione esercitata dall’acqua sarà maggiore tanto più si andrà in profondità. Pertanto sarà essenziale che ogni esercizio terapeutico in sequenza venga svolto in acqua alta (ottimale all’altezza del torace). Questo vale ovviamente se facciamo un discorso legato all’aspetto primario che andiamo a trattare, ossia l’edema.

4) Ma un paziente con linfedema avrà solo un arto più voluminoso dell’altro? Non avrà forse altre problematiche che seppur secondarie non per questo meno invalidanti? Non saranno forse colpite tutte le strutture sottostanti all’edema? Ed è proprio per trattare tutte le aree colpite che avremo bisogno di livelli d’acqua variabili.

5) Velocità di esecuzione degli esercizi: per sfruttare maggiormente i vantaggi che ci offre l’acqua in quanto ambiente microgravitario e in quanto mezzo spazio liquido dotato offrente resistenza, andremo ad effettuare gli esercizi con una adeguata velocità.
Maggiore sarà la velocità d’esecuzione e maggiore sarà l’effetto di micro massaggio nonché l’effetto pressorio sull’arto edematoso. Quando invece lavoreremo sull’aspetto ideomotorio, schema corporeo, e coordinazione motoria, l’esecuzione sarà più lenta in quanto alla base ci dovrà essere un apprendimento del movimento.

6) Uso della respirazione: in riabilitazione vascolare una corretta ginnastica ventilatoria favorisce il drenaggio dei liquidi in senso centripeto. Il paziente potrà controllare l’assetto del proprio corpo in acqua attraverso una adeguata e controllata respirazione. Con il controllo dei volumi polmonari, e quindi l’affondamento del corpo, potrà egli stesso aumentare la difficoltà di esecuzione di un esercizio.

Dr. Fulvio Cavuoto
Fisioterapista