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L’analisi delle autonomie residue nelle lesioni midollari rappresenta l’inizio di ogni percorso riabilitativo.

Una valutazione solo legata ad una analisi della forza muscolare residua, fatta attraverso test muscolari, è sicuramente necessaria, ma non può bastare da sola a fornire quegli elementi valutativi atti a formulare un percorso riabilitativo in linea con le necessità del paziente, anche alla luce della nuova tendenza in riabilitazione: oggi ogni percorso riabilitativo deve avere per forza una finalità ed un risvolto sociale.

E’ necessario valutare oltre alle autonomie anche il livello di dipendenza in chiave di assistenza. Ogni risultato fisioterapico deve essere giustificato da una finalità utilitaristica o sociale, che deve per forza tradursi in qualità di vita: quindi non solo fisica ma anche psicologica e sociale.

Cerchiamo ora di spiegare il senso di tali valutazioni. Proviamo ad immaginare un paziente che desideri entrare in piscina ed effettuare una seduta di Idrokinesiterapia. Alla luce di quanto detto noi dovremmo partire dall’analisi delle autonomie residue e cercare attraverso il lavoro a terra ed in acqua di rinforzarle e migliorarle.

Prima di fare l’idrokinesiterapia il paziente durante la prima visita viene informato sul percorso che deve compiere dal parcheggio esterno fino alla piscina e vengono analizzate quelle che sono le eventuali difficoltà lungo il tragitto, queste stesse sono state inserite anche con la funzione di steps che lui/lei dovrà cercare di superare, in relazione sempre alle sue capacità residue. In questo modo viene sottoposto al paziente un test che non fa altro che ripercorrere in teoria, quello che succede in realtà. È ovviamente prevista prima che in acqua anche tutta la valutazione a tappeto.

La prima scheda “modulo di accesso al servizio” da un’analisi appunto della salute fisica del paziente e delle sue precedenti esperienze di nuoto, la seconda scheda di valutazione analizza le “autonomie a compiere passaggi posturali” ed è strutturata con un ordine propedeutico in modo tale da analizzare le reali capacità motorie e le autonomie del paziente a terra.

Infine le schede valutative relative a ”l’attività motoria in acqua” sono strutturate per proporre al paziente una serie di esercizi che sfruttano il galleggiamento e i diversi livelli di immersione per verificare e far apprendere al paziente i passaggi posturali che nella valutazione fuori dall’acqua erano risultati impossibili o difficili da eseguire o eseguiti con dei compensi a causa dei limiti funzionali e della gravità, questa valutazione serve per capire i reali deficit funzionali e muscolari del paziente in modo tale da strutturare un programma di trattamento in acqua idoneo.

Una volta che si ottiene un quadro chiaro e ben definito della reale situazione del paziente si iniziano a definire gli obiettivi di interesse riabilitativo. La costruzione di un iter riabilitativo va fatta ponendosi obiettivi precisi, chiari, realistici, realizzabili (che non vadano quindi al di là delle reali possibilità del paziente) e condivisibili con il paziente stesso ed è importante che tutto questo venga fatto per il breve, medio e lungo periodo di trattamento in quanto, sbagliare la formulazione degli obiettivi, equivale a sbagliare il piano di trattamento con il rischio di inserire il paziente in un dannoso processo di frustrazione e di depressione.

Un percorso riabilitativo ben formulato deve far si che il paziente raggiunga gradualmente i propri obiettivi e che al conseguimento di uno di questi faccia quasi naturalmente seguito l’inizio del processo che porterà al raggiungimento dell’obiettivo successivo fino a quello finale. In relazione alla lesione midollare l’idrokinesiterapia non viene mai proposta come unica forma di terapia nel trattamento ma riveste, come abbiamo già detto precedentemente, un ruolo importante di supporto.

La riabilitazione del paziente leso spinale post-acuto (cioè dimesso dall’unità spinale) viene espressa con un periodo della durata di almeno un anno in cui si propone al paziente un iter riabilitativo fatto di sedute neuro motorie di attività a tappeto e di riabilitazione in acqua.

L’idrokinesiterapia in questo caso riveste un ruolo importantissimo poiché consente di far sperimentare al paziente delle possibilità di movimento altrimenti improponibili, cioè gli dà la possibilità di poter far riconoscere e rivivere una tridimensionalità che gli sarebbe preclusa a terra, è quindi una modalità terapeutica importantissima,  si possono approcciare più obiettivi contemporaneamente nell’ambito di una sola seduta per cui  emerge che  l’aspetto più importante della riabilitazione in acqua è il lavoro in  globalità.

L’acqua quindi è prima di tutto uno strumento valutativo, perché permette di mettere in evidenza quelle che sono le effettive capacità motorie residue del paziente inoltre è anche un’importante strumento terapeutico in quanto permette di agire non solo sul recupero motorio ma anche sui problemi secondari della lesione midollare legati soprattutto al prolungato uso della carrozzina.

Infine una volta stabilito quali sono gli obiettivi primari fisiologici del lavoro, attraverso l’idrokinesiterapia e non solo, si potrà puntare al raggiungimento di un ulteriore obiettivo: il rinforzo ed il miglioramento delle autonomie.

Non è un caso che siano il punto di partenza e di arrivo del nostro percorso terapeutico, in quanto tutto quello che viene fatto in fisioterapia deve avere un fine, deve essere spendibile e deve poter essere utilizzato in qualche modo dal paziente per migliorare la propria qualità di vita.

Dr. Fulvio Cavuoto
Fisioterapista